Emmanuele Navarro della Miraglia conobbe George Sand in un salotto parigino, nel quale,

nella seconda metà dell’Ottocento, si riunivano le migliori intelligenze e fu, al contempo,

affascinato dal suo talento e sconvolto dall’anticonformismo, dalla disinvoltura con cui passava

da un'avventura all’altra o si proponeva come la vendicatrice del sesso debole.

Nelle “Macchiette parigine”, la definisce “bizzarra ed eccentrica”, dalle “fantasie malaticce” e

aggiunge che il suo “stile è maschio”, non discostandosi dai giudizi dei contemporanei, infastiditi

dalla condotta scandalosa di una donna che, per di più, alimentava i suoi romanzi con

il proprio vissuto. Beaudelaire la considerava “stupida, pesante e ciarliera...”, le attribuiva “la

stessa delicatezza nel sentire delle portinaie e delle mantenute” e confessava che, se l’avesse

incontrata, non avrebbe potuto fare a meno di buttarle addosso un’acquasantiera. Giulio Janin

si chiedeva perplesso: “Chi è costui o costei? Uomo o donna, angelo o demonio, paradosso o

verità? Quale enigma è... quest’essere dalle mille passioni diverse, questa donna o meglio quest’uomo

e questa donna?”.

Il giudizio di Navarro, nonostante tutto, è meno tranchant, anzi, dei ritratti femminili da lui

disegnati, tra i più vivi, ci sono quelli della Sand e di Sarah Bernhardt, che escono fuori dagli

stereotipi, quasi sempre seduttivi, entro i quali egli tendeva a cristallizzare le sue eroine.

Se di entrambe non condivise le pose, la volubilità, la foga del temperamento, l’irrequietezza

capricciosa, dovette ammettere, a proposito della scrittrice francese che “la sua parola si vestiva

d’una luce calma che rischiarava nettamente le cose” e della Bernhardt che “la luce intellettiva”

rischiarava e abbelliva la persona, “come la fiamma interna illumina, anche al di

fuori, un globo di alabastro”.

È la luce, quindi, che fa la differenza: da un lato quella che irradia dal candore della pelle, dai

vezzi, dall’abbigliamento, dall’altro quella che si libera dall’energia creativa, nonostante il cliché

sotto il quale il conformismo vorrebbe soffocarla.

E, al di là di tutto, è questa che dovrebbe contare. Oggi, più di ieri.

Licia Cardillo Di Prima